Enrico Antonello

Ottimo equilibrio tra teoria e patria fruibile. 
Gli I-TEC games rappresentano un dirompente strumento per la sfida più importate in questo periodo di post crisi: fornire velocemente competenze relazionali per immaginare e creare i contesti lavorativi performanti per il futuro.  
Giocare è il chiasmo perfetto di quella che sembra un’ossimori: imparare e divertirsi. L’istruzione ha sempre tradotto impegno e risultato in fatica e individualità. La fatica diventa invece desiderio di far bene. L’individualità sparisce. Nei giochi infatti, anche singoli, dove il nostro partner è il nuovo noi che vorremmo e che ci sfida, tutto è possibile se si miscelano con prospettiva i ruoli, le competenze, le strategie e l’alleanza. 
Se allora l’istruzione è educare la prossima generazione, in quell’istinto di conservazione della specie che diventa atto d’amore per i nostri prossimi, Team-CARE incarna una sorta di benedizione che riesce a fondere insieme e la crescita economica necessaria alle organizzazioni e il bisogno di sviluppo e contribuzione degli individui che ne fanno parte

Enrico Antonello, Coach Professionista

Vito Abrusci

La sua grande esperienza ed umanità, ha permesso a Marco, di produrre un'analisi tanto approfondita come questa, che di fatto è un contributo vero ed importante nell'ambito del Team coaching.

Ogni innovazione parte dalla spinta a cambiare le circostanze presenti per poter ottenere risultati diversi. Per questo c’è bisogno di azioni diverse e proprio l’ispirazione, il continuo cambiamento e l'alta performance in ogni contesto, sono un focus del testo. 

Molto ben documentato, fornisce delle linee guida attuabili e strategie per lavorare insieme ai Team, permettendo, grazie al Team-CARE, di migliorarsi continuamente e di spostarsi verso la Co-innovazione descritta da Marco.

Vito Abrusci - Technology Manager e Coach

Guido Poli

Sensibilità e spessore umano sono due tratti che consentono a Marco di dedicarsi con dedizione, perseveranza e successo a un tema che da sempre lo coinvolge e lo appassiona: guidare i gruppi a fare il loro meglio per dare di più".

Guido Poli - Communication Trainer e Coach 

Elisa Ottaiano

Non avrei mai pensato di riuscire a leggere con interesse un libro che tratta un argomento (apparentemente) così lontano dal "mio" mondo! Ho sempre evitato accuratamente il mondo delle aziende, del business, etc. Perché lo sentivo asettico, privo di relazioni, centrato più sul fare che sull'essere... E poi ecco il tuo libro a rimettere positivamente in discussione tutto. Finalmente un contributo che va dritto al cuore e all'essenza, alla radice. Uno sguardo volto alla valorizzazione dei talenti di ogni componente del "sistema-squadra", che rende possibile concepire, capire, ridefinire e portare avanti il lavoro di squadra in modo realmente costruttivo, innovativo e stimolante per tutti gli attori coinvolti. Una prospettiva che sottolinea la fondamentale importanza delle relazioni interpersonali e dei più ampi processi comunicativi per la comprensione dei fenomeni che avvengono all'interno di esse. La fiducia come "ingrediente" fondamentale non solo nell'ambito delle relazioni umane, ma anche per il business, come fattore che permette di "misurare" il benessere e/o le problematiche che possono insorgere all'interno di un team.

Parto dal presupposto che non sia possibile comprendere nessun comportamento, inteso in senso ampio (e che pertanto prevede e comprende sia l'aspetto "problematico" che quello funzionale), se non collocandolo all'interno del contesto relazionale (affettivo, lavorativo, etc.) al quale l'individuo appartiene.

Apprezzo e condivido il taglio dato al tuo libro. Mi sembra tu abbia sottolineato molto bene un concetto a me molto caro, non solo per formazione e forma mentis, ma soprattutto, per dirla con le tue parole, per "sostenibilità". Un'interpretazione sistemico-relazionale della soggettività direi. Nel testo fai spesso riferimento all'appartenenza del singolo al gruppo ed emerge l'idea di una "mente interconnessa". Già Beatson aveva coniato il concetto di "struttura informazionale che connette", secondo cui l'essenza di essere vivente e di mente è inscindibile da quella di informazione. Ciò che ci mantiene vitali e funzionanti infatti, non sono i singoli geni i le molecole ma è il continuo movimento di informazioni che attiva relazioni di reciprocità e cooperazione. Se applichiamo questo approccio al lavoro di squadra, mi sembra proprio che il "Team-CARE" sia il frutto di una dimensione apparentemente più individuale ("I care"), ma che in realtà presuppone il prendersi a cuore ciò che ci riguarda, il prendersene cura... E un simile approccio, all'interno di una squadra, non può che portare alla vittoria di un "noi", ovvero di ciò che si costruisce all'interno di una relazione tra l'io e il tu (parafrasando Buber), tra me e l'altro.

Elisa Ottaiano Psicologa e psicoterapeuta individuale, familiare e di coppia.

Guido Bichisao

Il libro è molto inspiring e condivido moltissimo la filosofia e il contenuto. Ho sperimentato molto di quello che spieghi nel libro direttamente. Ho anche sperimentato l'open space come modo di rafforzare l'interazione tra colleghi. Ho incontrato anche molte resistenze. L'adattabilità umana è grande ma è lenta. Cambiare le abitudini e la forma mentis prende molto tempo. La velocità è forse ciò che fa preferire il capitale al lavoro. E indubbiamente non è la soluzione. Un elemento che credo interessante è che il team-CARE può facilitare la presa di decisioni: piuttosto che essere un processo di negoziazione di interessi divergenti, in un team le decisioni vengono prese per il benessere che generano al team e quindi all'individuo. È la consapevolezza che il bene del gruppo è il bene dell'individuo mentre il bene dell'individuo se riduce il bene del gruppo finisce con il distruggere il bene individuale.

Guido Bichisao

Director Institutional Strategy Department European Investment Bank