Elisa Ottaiano
Non avrei mai pensato di riuscire a leggere con interesse un libro che tratta un argomento (apparentemente) così lontano dal "mio" mondo! Ho sempre evitato accuratamente il mondo delle aziende, del business, etc. Perché lo sentivo asettico, privo di relazioni, centrato più sul fare che sull'essere... E poi ecco il tuo libro a rimettere positivamente in discussione tutto. Finalmente un contributo che va dritto al cuore e all'essenza, alla radice. Uno sguardo volto alla valorizzazione dei talenti di ogni componente del "sistema-squadra", che rende possibile concepire, capire, ridefinire e portare avanti il lavoro di squadra in modo realmente costruttivo, innovativo e stimolante per tutti gli attori coinvolti. Una prospettiva che sottolinea la fondamentale importanza delle relazioni interpersonali e dei più ampi processi comunicativi per la comprensione dei fenomeni che avvengono all'interno di esse. La fiducia come "ingrediente" fondamentale non solo nell'ambito delle relazioni umane, ma anche per il business, come fattore che permette di "misurare" il benessere e/o le problematiche che possono insorgere all'interno di un team.
Parto dal presupposto che non sia possibile comprendere nessun comportamento, inteso in senso ampio (e che pertanto prevede e comprende sia l'aspetto "problematico" che quello funzionale), se non collocandolo all'interno del contesto relazionale (affettivo, lavorativo, etc.) al quale l'individuo appartiene.
Apprezzo e condivido il taglio dato al tuo libro. Mi sembra tu abbia sottolineato molto bene un concetto a me molto caro, non solo per formazione e forma mentis, ma soprattutto, per dirla con le tue parole, per "sostenibilità". Un'interpretazione sistemico-relazionale della soggettività direi. Nel testo fai spesso riferimento all'appartenenza del singolo al gruppo ed emerge l'idea di una "mente interconnessa". Già Beatson aveva coniato il concetto di "struttura informazionale che connette", secondo cui l'essenza di essere vivente e di mente è inscindibile da quella di informazione. Ciò che ci mantiene vitali e funzionanti infatti, non sono i singoli geni i le molecole ma è il continuo movimento di informazioni che attiva relazioni di reciprocità e cooperazione. Se applichiamo questo approccio al lavoro di squadra, mi sembra proprio che il "Team-CARE" sia il frutto di una dimensione apparentemente più individuale ("I care"), ma che in realtà presuppone il prendersi a cuore ciò che ci riguarda, il prendersene cura... E un simile approccio, all'interno di una squadra, non può che portare alla vittoria di un "noi", ovvero di ciò che si costruisce all'interno di una relazione tra l'io e il tu (parafrasando Buber), tra me e l'altro.”
Elisa Ottaiano – Psicologa e psicoterapeuta individuale, familiare e di coppia.